Ricerche
L’archivio municipale di Favaro Veneto (VE)
di Ettore Aulisio
1 – I motivi di una ricerca.
«Alcuni anni fa iniziammo a consultare i documenti dell’Archivio municipale di Favaro spinti dalla curiosità di conoscere come la popolazione e l’amministrazione municipale di quel Comune avessero vissuto le vicende amministrative relative all’insurrezione e all’assedio di Venezia negli anni 1848 e 1849. Sfogliando e leggendo le vecchie carte e i documenti di archivio ci apparvero chiare due cose: innanzi tutto che la storia dell’amministrazione municipale, della popolazione e del territorio era per molti aspetti diversa da quella che ci era stata ‘raccontata’ e da come ce l’eravamo immaginata osservando la situazione attuale; inoltre comprendemmo che gli atti amministrativi del piccolo Comune erano in grado di fornire, direttamente e no, molte notizie utili per una migliore e più compiuta comprensione di un periodo storico molto importante per la nostra storia nazionale. Ciò ci spinse a proseguire nella ricerca per conoscere meglio le vicende che interessarono la popolazione e le amministrazioni municipali della terraferma veneziana, in particolare di Favaro, sotto l’occupazione austriaca e dopo l’annessione al Regno d’Italia; la nostra ricerca di notizie si è estesa quindi a tutto il periodo di attività di quelle amministrazioni municipali, cioè dal 1819 al 1926, con la consultazione di gran parte dei documenti conservati nelle oltre seicento ‘buste’ dell’archivio di Favaro e in altri Fondi archivistici dell’Archivio Storico di Mestre. ………
Sono senz’altro storie minori di Comuni minori; storie modeste che si possono ricostruire con una certa fatica attraverso la consultazione di atti in cui, quotidianamente, furono annotate le minute e spesso ripetitive attività degli amministratori. La gente umile e le classi subalterne non lasciano grandi e ‘nobili’ storie, non si tramandano memorie, ville ed opere d’arte; per conoscere le vicende della loro vita e per sapere come hanno vissuto gli avvenimenti riportati nei testi di Storia, occorre utilizzare i documenti della così detta cultura materiale o gli umili documenti ‘cartacei’ conservati negli Archivi municipali……»
(Dalla premessa del 1° volume dei ‘Quaderni di Terra Antica’: “1819-’66, Favaro e Comuni del Distretto di Mestre” – anno 2000)
2 – L’Archivio
Il Fondo dell’Archivio Municipale di Favaro (1819 – 1926) è conservato presso l’Archivio Generale di Mestre, in via Pertini; gli oltre seicento faldoni, detti in termine archivistico ‘buste’, raccolgono in ordine cronologico o per materia innumerevoli atti amministrativi e contabili.
Il Fondo comprende al di fuori dei faldoni anche alcune corografie (interessante quella redatta dall’ing. Fantinato nel 1868 con l’indicazione di tutti gli edifici esistenti allora esistenti nel territorio), un ‘Sommarione’ relativo al Catasto austriaco del 1848 (solo per la frazione di Favaro), alcuni registri dell’anagrafe, parte dei registri scolastici delle Scuole Elementari e altri pochi documenti sciolti.
Gran parte delle ‘buste’ contenenti gli atti amministrativi documentano l’attività dell’ex Comune autonomo: verbali, delibere, circolari, manifesti, relazioni, copie di lettere ricevute o spedite, prospetti numerici, disegni, ecc. Scarsissimo è invece il materiale fotografico, forse ‘distratto’ quando l’Archivio giaceva in stato di abbandono in una soffitta del Palazzo Municipale di Favaro.
Particolarmente interessanti sono le ‘Buste’ che conservano le Deliberazioni del Convocato e, successivamente, quelle del Consiglio Comunale; sono altrettanto interessanti le ‘buste’ che contengono le schede relative ai Censimenti della popolazione effettuati durante il Regno d’Italia (dal 1871 al 1921). Dal loro esame emergono: a) notizie indicanti le variazioni quantitative e qualitative della popolazione abitante nelle varie frazioni; b) il notevole incremento del numero degli abitanti e del numero medio dei componenti per ogni famiglia (formazione delle famiglie ‘patriarcali’ soprattutto nelle zone di disboscamento e di dissodamento dei pascoli naturali di Dese e Terzo-Tessera); c) la diversificazione delle occupazioni lavorative con l’incremento di alcune forme di artigianato e del numero degli esercizi commerciali in conseguenza dello sviluppo dell’agricoltura e del formarsi dei centri urbani; d) il verificarsi verso la fine dell’800 a Campalto del fenomeno del pendolarismo di lavoratori verso Venezia; e) l’innalzarsi del grado di alfabetizzazione dovuto all’istituzione dell’istruzione obbligatoria, ecc..
I dati relativi alla popolazione (numero degli abitanti, movimenti naturali e migratori) durante il Regno del Lombardo Veneto sono riportati invece in alcuni prospetti inseriti nelle varie ‘buste’.
3 – La ricerca
Il Comune di Favaro nel 1819, all’atto della sua istituzione, contava circa 1.200 abitanti, quasi tutti di condizione ‘villica’; secondo le relazioni del Catasto Austriaco (Archivio di Stato Venezia) oltre il 50% della superficie municipale era ricoperta da boschi, pascoli naturali e paludi; la grande proprietà fondiaria era in mano a poche famiglie (in genere patrizi veneziani), ad alcuni Istituti Pii e alla Mensa Patriarcale; non esistevano agglomerati urbani.
Nel 1926 invece, quando il Comune fu soppresso e annesso a quello di Venezia, gli abitanti erano cinque volte di più ed erano impiegati, oltre che nell’attività agricola, anche nell’artigianato e nell’industria a Venezia e a Mestre. I boschi e i pascoli naturali erano scomparsi, permanevano le paludi; la superficie coltivabile in ogni modo era notevolmente aumentata.
A Favaro si era formato un agglomerato urbano dotato di alcuni servizi pubblici (poste, telefono); tutte le frazioni erano collegate alla rete di energia elettrica, per il rifornimento idrico utilizzavano molti pozzi artesiani e alcune fontane pubbliche, erano in funzione dei mulini, diversi esercizi alimentari, ecc.; più sparsa era la popolazione a Dese e a Campalto, anche lungo le strade principali si erano formati dei agglomerati di abitazioni, in genere ‘casoni’.
4 – I principali documenti
Per comprendere meglio in quale modo sono avvenute tali variazioni e trasformazioni è, a mio avviso, opportuno consultare i seguenti documenti:
A – PERIODO DEL REGNO DEL LOMBARDO VENETO
Attività degliOrgani Rappresentati municipali =
a) B 587, “Deliberazioni del Convocato” dal 1825 al 1866;
Strade =
a) 1824, “Elenco dimostrante le strade comprese nel circondario territoriale del Comune di Favaro e Marcon, colla classificazione rispettiva, …”;
b) 1832, ricostruzione della strada che da “ponte Giardino di Mestre conduceva al ponte di Dese”;
c) 1843/1848, ricostruzione delle vie Gobbi e Spigariola;
d) 1865 (e anni seguenti), Prospetto dimostrante la situazione delle strade comprese nel territorio comunale;
Situazione igienico-sanitaria =
a) B 582/3, anni 1855 e 1865, epidemie di colera e di vajolo (manca la documentazione relativa all’epidemie di colera del 1836 e del 1849;
b) 1863, istituzione della condotta ostetrica;
c) 1865(agosto), Costituzione di tre Commissioni sanitarie col compito di accertare le condizioni igieniche delle abitazioni;
Dati statistici e anagrafici =
a) B. 585 (periodo 1848/1867): prospetti riguardanti i movimenti in entrata e in uscita della popolazione e annotazioni relative alle professione svolte;
Situazione economica, sociale e dell’ordine pubblico =
a) primi anniventi del secolo: avvisi e circolari della I.R. Polizia (ricerca di malfattori);
b) 1865 (27 settembre), Circolare del Commissario Distrettuale di Mestre; situazione economica e problemi d’ordine pubblico;
c) 1866 (gennaio), comunicazioni e prospetti riguardanti l’ordinepubblico redatti dalla Municipalità di Favaro ed inviati al Commissario Distrettuale;
Pubblica Istruzione:
a) 1820: istituzione di una scuola pubblica maschile a Favaro;
b) 1823, istituzione di scuole pubbliche maschili a Dese e Campalto;
c) 1863, ultimo concorso pubblico bandito durante il RLV per il reclutamento dei maestri.
Insurrezione e assedio di Venezia:
a) 1848/1851, adesione al Governo Provvisorio, vicende belliche e occupazione militareal tempo dell’insurrezione di Venezia; risarcimento dei danni di guerra;
B – PERIODO DEL REGNO D’ITALIA
Annessione al Regno d’Italia e situazione politico-amministrativa =
a) 1866 (secondo semestre): introduzione di alcune leggi italiane (requisizione dei beni religiosi, liste elettorali, plebiscito, elezione del 1° Consiglio Comunale, istruzione pubblica obbligatoria; ecc.);
b) 1873, concessione con Decreto Reale della denominazione “Favaro Veneto”;
c) 1907, Consiglio Comunale è portato da 15 a 20 membri;
d) 1914, nomina di Fornoni quale Commissario Prefettizio, crisi sociale ed economica;
e) 1914 – 1916, il Consiglio non riesce a nominare il sindaco; pericolo di dissesto finanziario;
f) 1919 – 1920, Enrico Bellotti nominato Commissario Prefettizio, grave crisi sociale, politica ed economica;
g) 1920, elezione del Consiglio comunale con il sistema maggioritario;
f) 1925 – 1926, scioglimento del Consiglio Comunale, nomina del Podestà, soppressione del Comune e annessione al Comune di Venezia;
g) Registri delle deliberazioni del Consiglio Comunale e della Giunta;
Strade e ponti: =
a) fine ‘800 (per vari anni), Prospetti dimostranti la situazione delle strade comprese nel territorio comunale;
b) 1870, costruzione di un ponte in legno sull’Osellino a Campalto e soppressione del ‘passo’;
c) 1875 , costruzione del nuovo ponte in legno sull’Osellino a Campalto;
e) 1883 (ed anni seguenti), alienazione di alcuni tratti di via Orlanda tra Campalto e Tessera e in località Ca’ Noghera;
d) 1883: classificazione quale ‘provinciale’ della strada Mestre – Favaro – Dese – Trepalade – S. Donà;
f) 1875 , la costruzione del nuovo ponte in metallo sull’Osellino a Campalto
f) 1924, termine dei lavori del nuovo tracciato della nuova strada provinciale (Mestre, Favaro, Tessera, Ca’ Noghera, Trepalade, San Donà; declassamento della precedente strada Favaro, Dese, Trepalade,
Altre opere pubbliche =
a) 1868, primo progetto per la costruzione della nuova sede municipale destinata ad ospitare gli uffici comunali, le scuole maschili e femminili di Favaro, la farmacia, l’ambulatorio e l’abitazione del medico, la Guardia Nazionale, ecc;
b) 1868, primo progetto per la costruzione della nuova sede municipale destinata ad ospitare gli uffici comunali, le scuole maschili e femminili di Favaro, la farmacia, l’ambulatorio e l’abitazione del medico, la Guardia Nazionale, ecc;
c) 1873, completamento dei lavori di costruzione del nuovo edificio municipale (2° progetto);
d) 1884, richiesta di interventi per la bonifica delle zone paludose;
e) 1908, inaugurazione del nuovo edificio scolastico costruito a Tessera;
f) 1923, installazione a Sacca Campalto di baracche per i senzatetto;
Opere militari =
a) 1910, Costruzione del Forte di Tessera (Rossarol);
b) 1910, inizio della costruzione dell’hangar di Campalto;
Servizi pubblici =
a) 1853; primo Regolamento del servizio di traghetto lagunare;
b) 1889, ultimo Regolamento del servizio di traghetto lagunare
c) 1891, istituzione della prima pesa pubblica;
d) 1893/1897, costruzione nel territorio comunale dei primi 4 pozzi tubolari
e) 1893, prima istituzione in via sperimentale di una linea di navigazione con piro-barca da Campalto a Venezia;
e) 1901 ed anni successivi, costruzione di pozzi tubulari a Lio Marin e in altre zone del Comune, nel 1909 entrata in funzione della fontana di Tessera;
e) 1903, nuova istituzione sperimentale di una linea di navigazione con vaporetto da Campalto a Venezia;
f) 1908, apertura dell’Ufficio Postale a Favaro;
g) 1913, illuminazione pubblica a Favaro e Campalto, concessione alla Sade dell’esclusiva per gli allacciamenti privati;
h) 1914, istituzione di un posto telefonico fisso a Favaro;
g) 1922, illuminiziane pubblica nelle località di Dese e Tessera:
Situazione igienico-sanitaria =
a) settembre 1866: approvazione delle relazioni delle tre Commissioni sanitarie (stato igienico delle abitazioni);
b) 1877, Relazione “Sulle condizioni morali ed economiche della popolazione”;
c) 1885, Compilazione del “Questionario relativo alle condizioni igienico sanitarie del Comune”;
d) vari anni del ‘900, fogli sparsi in varie buste riguardanti lo stato di salute della popolazione; lotta alla malaria e alla pellagra;
e) 1903, primo forno essiccatoio per il mais (lotta antipellagra);
f) 1911, atti relativi all’epidemia di colera;
g) 913, costruzione di un edificio da adibire a Lazzaretto;
Situazione economica, sociale e dell’ordine pubblico:
a) 1867: Compilazione di un questionario governativo relativo alla situazione ambientale, sociale e igienico sanitaria del Comune;
b) 1914, Crisi economica; pericolo di tumulti popolari, relazione del Sindaco Fornoni;
c) 1920, primo sciopero in agricoltura, stipula di un Patto colonico (validità erga omnes) riguardante il lavoro dei braccianti e operai agricoli salariati;
d) 1925, sciopero spontaneo dei braccianti di Campalto;
Pubblica Istruzione =
a) 1867/1868: istituzione delle Scuole Elementari maschili a Favaro, Campalto e Dese;
b) 1867/68, istituzione di una Scuola una femminile a Favaro;
c) 1868: istituzione a Favaro, Dese e Campalto di corsi serali per gli adulti;
d) 1872: istituzione delle Scuole elementari miste a Dese e a Campalto;
e) 1914, delibera per il passaggio delle Scuole elementari dall’Amministrazione Comunale a quella Statale;
Dati statistici e anagrafici =
a) anni 1871, 1881, 1901,1911, 1921, Censimenti generali della popolazione;
Stato di guerra =
a) 1917 – 1918, militarizzazione del il territorio, requisizione delle abitazioni, flussi di profughi di guerra; limitazione ai movimenti per la popolazione;
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5 – Bilanci preventivi, Conti consuntivi e i limiti all’autonomia comunale.
Numerosi faldoni dalla copertina marrone-rossiccia contengono gli atti relativi ai Bilanci preventivi e ai Conti Consuntivi del Comune e delle Fabbricerie ecclesiastiche soggette al controllo pubblico: in essi è raccolta scrupolosamente una gran quantità di documenti contabili (prospetti dei bilanci preventivi e dei conti consuntivi, fatture, ricevute, pezze giustificative, elenchi, appunti, ecc.). Queste Buste sono senz’altro le meno consultate da chi opera delle ricerche nell’Archivio Storico di Favaro, eppure potrebbero indicarci meglio come funzionava l’amministrazione municipale, soprattutto durante il Regno LombardoVeneto.
Con la riforma delle amministrazioni locali effettuata dal Governo austriaco, il compito principale dell’organo di rappresentanza municipale, il ‘Convocato generale degli estimati’, era quello di approvare il Bilancio preventivo e il Conto consuntivo, cosa che però a Favaro accadde raramente perché le riunioni del ‘Convocato’ andarono quasi sempre deserte. I possidenti-amministratori municipali, o i loro delegati, avevano certamente altre cose da fare e dimostrarono per tutto quel periodo scarsissimo interesse nei confronti del Comune in cui si trovavano le loro proprietà terriere; in loro vece le autorità governative per predisporre i Preventivi e ad approvare i Consuntivi.
La situazione mutò dopo l’annessione al Regno d’Italia: il Consiglio Comunale, anche se spesso in ritardo, assolveva i propri compiti, ma a volte in modo irregolare. Infatti il Comune dal 1914 al 1916 fu sull’orlo del dissesto finanziario a causa di irregolarità compiute proprio nella redazione dei due documenti contabili; per sanare il Bilancio dovette intervenire nel 1916 la Prefettura. E’ da ricordare che fino al 1920 il Consiglio era composto da possidenti terrieri e alcuni commercianti e che, nell’esercitare le funzioni amministrative, avevano molto presenti i loro interessi, assai poco quelli della popolazione; il dissesto finanziario fu causato anche dall’alto grado di litigiosità esistente tra gli stessi possidenti.
Desta una certa sorpresa constatare che nelle ‘Buste’ dei Conti Consuntivi del periodo del Regno del Lombardo Veneto siano raccolti tanti documenti: allora il Comune era abitato da uno scarsissimo numero di abitanti, in genere di misere condizioni economiche e di salute, sparsi tra le paludi e i boschi. E, come si è detto, gli amministratori-possidenti erano poco presenti e impegnati. La spiegazione ci è data dal fatto che in quel periodo (1819 – 1866) il lavoro di controllo dei documenti contabili era svolto in modo molto minuzioso, in alcuni casi eccessivo, e richiedeva tempi molto lunghi per la loro approvazione.
Presso il Regno del Lombardo Veneto una schiera di ragionieri statali aveva il compito di vagliare la correttezza della parte contabile, valutando, sin dalla formulazione del Bilancio preventivo, anche il merito dei singoli provvedimenti: veniva infatti accertato se le spese preventivate erano adeguate alle possibilità finanziarie dei Comuni e se rispondevano a criteri di necessità e di buona amministrazione. In tal modo, pur esercitando un legittimo controllo contabile, gli organi governativi di fatto limitavano l’autonomia Comuni grandi e piccoli e condizionavano le loro deliberazioni.
Particolarmente minuzioso era il controllo degli atti allegati al Conto Consuntivo: un ancora più numeroso esercito di ragionieri governativi era chiamato a verificarli tutti, uno per uno, e, se c’era qualcosa che non andava, con severità, quasi con tono minaccioso, si richiamavano all’ordine gli amministratori comunali perché tutte le spese – deliberate in sede di Bilancio preventivo – nei Conti Consuntivi dovevano essere esatte, al centesimo.
A tal proposito Eurigio Tonetti, nel suo bel saggio “Governo austriaco e notabili sudditi”, ricorda le tante difficoltà a cui le Amministrazioni Comunali, grandi o piccole, dovettero far fronte per l’approvazione prima del Bilancio preventivo e, successivamente, dei Conti consuntivi.
In allegato al Conto Consuntivo ogni Comune doveva presentare una gran massa di pezze giustificative: ad esempio nel 1821 il Comune di Treviso e quello ancor più piccolo di Rovigo inviarono agli uffici di controllo 30 kg di atti amministrativi, quello di Udine ne inviò ben 97 kg.!
Un anno gli amministratori comunali di Udine “furono chiamati a giustificare per iscritto la spesa di 80 centesimi [su un bilancio annuale di oltre 400.000 lire] per una tassa postale”. Ma le rampogne dei ragionieri-controllori riguardavano anche il modo in cui i soldi pubblici erano spesi: perché comprare calamai d’ottone invece di quelli più economici in vetro? Oppure, perché sostituire lo spago per legare gli atti di archivio con dei nastri, anche se questi ultimi erano più pratici e resistenti? Perché corrispondere gli straordinari agli impiegati,anche se il loro lavoro era redditizio per la Casse Comunali?
Per dieci anni durò una vertenza tra il Governo e gli amministratori del Comune di Venezia i quali nel 1830, di propria iniziativa, avevano ordinato la corresponsione di lire 220 per lavoro straordinario ad alcuni impiegati chiamati a riordinare la gestione del plateatico: lavoro che alle casse municipali aveva fruttato ben 2.888 lire, 14 volte la spesa sostenuta. La questione si concluse positivamente nel 1840 quando, per liberare definitivamente gli amministratori dalla pendenza, il Governo chiese al Comune di Venezia una sanatoria.
6 – La lente egiziana di Vicenza
Dal già citato libro di Tonetti riportiamo il racconto di un curioso fatto che accadde a Vicenza e che in sede archivistica fu denominato “La lente egiziana di Vicenza”.
«Durante la terribile carestia del 1816-17, quel municipio [Vicenza] aveva acquistato una “considerevole quantità” di lenticchie, che veniva in gran parte distribuita per soccorrere gli abitanti più miserabili. Terminata l’emergenza, a nessuno passò per la mente di controllare la consistenza dei fondi di magazzino: 700 staia di legume – una quindicina di quintali – che rimasero abbandonati. Una “grave…… indolenza”, come giudicò il Governo, o, più verosimilmente, l’esigenza inconsapevole di rimuovere qualunque ricordo di una catastrofe spaventosa, di allontanare quegli “spetri di morte” di cui s’era visto “circondato” il vicentino Girolamo Giuseppe Velo, avevano determinato una perdita significativa per sé, ma tutto sommato ininfluente per l’economia del comune.
Nel 1821 ci si accorse che le lenticchie, ridotte a 4oo staia dalla voracità dei topi, erano avariate e buone ormai solo per concimare i campi. Dal Governo arrivava allora l’ordine di addebitare il costo delle 700 staia agli amministratori in carica nel 1818, consegnando loro la merce avariata. Ne nacque un carteggio destinato a trascinarsi per circa sette anni, fino a che giunse un decreto del vicerè ad esonerare i notabili del danno».
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Tuffarsi in uno scritto altrui ed estrarne la frase, il rigo che da soli possono rappresentare un mondo intero è una bella forma di partecipazione.