DISCUSSIONI
Il mistero delle pietre bucate di Venezia e la casa bizantina di Torres
di Alberto Toso Fei
“Chi va a zonzo per Venezia vede qua e colà due e più pietre bucate, che si protendono parallelamente dagli antichi edifici. Se la pietra è una sola, è segno che l’altra, o le altre, furono tolte via in occasione di rifabbrica”, scriveva il sindaco e poeta Riccardo Selvatico sul finire dell’Ottocento, dando la seguente spiegazione riguardo il loro utilizzo: “avevano l’uffizio di sostenere grosse sbarre di ferro, o di legno, per tenervi ben serrati gli assiti ad uso delle bertesche colle quali munivansi le abitazioni dei palazzi magnatizi, se venivano assalite da nemici”.
C’è però da dire che la teoria non regge troppo, in una città come Venezia, lontana da tumulti armati interni gravi al punto da dover “bardare” così i palazzi.
Nel ciclo della Scuola di San Giorgio e Trifone (la Scuola degli Schiavoni), nel dipinto di Vettore Carpaccio “Il leone del convento” vengono raffigurati dei panni stesi ad asciugare su dei pali infilati nelle pietre bucate.
Altri vorrebbero che nei buchi delle pietre venissero fissati – alla stessa maniera – le stoffe da asciugare dopo la tintura.
Ma mai un tintore avrebbe utilizzato la facciata di un palazzo, né è pensabile che siano stati concepiti come stenditoi.
E allora? Le pietre col buco sono in pietra d’Istria, sporgono dalle facciate di poche decine di centimetri, con un buco nella parte più esterna del diametro di circa 10 centimetri. Si possono vedere in molte zone di Venezia, soprattutto in edifici privati di una certa vetustà. Molti sono gli studiosi che si sono impegnati a dare la loro versione sull’utilizzo di queste pietre, e molti i pittori che nei secoli le hanno ritratte. Ma nessuno ne ha ancora svelato il mistero.
Quanto a palazzo del Gaffaro (palazzo “Torres” dall’architetto che l’ha progettato n.d.r.), nel rifarlo (è neogotico) hanno anche riprodotto quegli elementi per bellezza, nient’altro.
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Una scheda sull’archivio Torres allo IUAV
[http://www.iuav.it/Ricerca1/centri-e-l/ArchivioPr/pagine-arc/Torres/isad-Torres.pdf]
Comunque un altro palazzo affacciato sul Canalgrande a San Silvestro presenta queste misteriose pietre forate.
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E’ mostruoso vedere come dietro le nostre spalle la gente dica di noi cose che sono assolutamente vere….
Anche G. Nissati (alias Giuseppe TAssini) fu incuriosito dalle pietre bucate e nella sua opera “ANEDDOTI STORICI VENEZIANI”(riedita da Libreria Filippi Editrice Venezia 1965) raccoglie e presenta alcune ipotesi che riporto qui di seguito.
” XXV- LE PIETRE BUCATE
Chi va a zonzo per Venezia vede qua e colà due e più pietre bucate, che si protendono parallalelamente dagli antichi edifici. Se la pietra è una sola, è segno che l’altra, o le altre, furono tolte via in occasione di rifabbrica.
Come è naturale che nei buchi qualche cosa dovesse inserirsi, così non è chiaro a quale scopo ciò si facesse.
II Selvatico nella sua Guida di Padova, parlando della casa a S. Lucia, creduta di Eccellino il Balbo, dice che probabilmente avevano queste pietre l’uffizio di sostenere grosse sbarre di ferro, o di legno, per tenervi ben serrati gli assiti ad uso delle bertesche colle quali munivansi le abitazioni dei palazzi magnatizi, se venivano assaliti da nemici. Ma se ciò si può supporre, parlando di Padova, e d’altre città, non si può supporlo per certo parlando di Venezia, che fu sempre lontana dagli interni tumulti, e dalle discordie feudali.
Altri vorrebbero che nei buchi delle pietre indicate s’infilassero alcune antenne per appiccare i panni lani da asciugarsi dopo la tintura. Ma come i tintori potevano disporre di tante case in Venezia, alcune delle quali non punto volgari?
Altri invece che vi si esponessero le biancherie dopo il bucato.
Altri finalmente che quei buchi servissero di conduttori alle grondaie. Questa è l’opinione più verosimile e che verrebbe appoggiata da qualche indizio portoci dagli antichi documenti.”