VOCABOLARIO LAGUNARE
Salsola (Salsola soda e Salsola kali)
di Pino Sartori
Le Salsole si trovano sui litorali di quasi tutte le regioni italiane con esclusione della Liguria dove non è confermata la presenza.
Nella laguna di Venezia e nei litorali dell’alto adriatico si rinvengono la Salsola soda L. e la Salsola kali L.- Erba cali. La Salsola agrigentina Guss. è presente solo in Sicilia.
La Salsola oppositifolia Desf., presente in Calabria e Sicilia; Salsola tragus L.
La Salsola vermiculata L. è presente solo in Sardegna.
Sono piante annue con asse fiorale allungato, spesso privo di foglie; erbacee, erette che formano piccoli cespugli; succulente con fusti glabri, spesso arrossati e ramificati alla base; possono giungere l’altezza dai 10 ai 80 cm.
Le foglie sono alterne, le inferiori opposte, semicilindriche a base dilatata con nervatura chiara evidente, lineari, non spinose, molli spesso riflesse verso il basso. I fiori dall’involucro membranaceo, sono poco vistosi crescono all’ascella delle foglie, solitari o a gruppi di 2÷3. I semi sono neri di 3-4 mm.
Sono diffuse nell’emisferonord e le ritroviamo anche nel nordafrica.
La fioritura avviene generalmente da luglio a ottobre.
Sono specie alofile (che tollerano suoli salati) e nitrofile (che prediligono suoli ricchi di azoto e sostanze in decomposizione) presenti nelle lagune salmastre, lungo le coste o gli argini delle saline, e i terreni salsi; si sviluppano su consistenti depositi di resti organici trasportati dalle maree e dai fiumi.
Il nome del genere si riferisce al suo sapore salato, quello specifico si riferisce al contenuto di carbonato di sodio.
La Salsola soda è specie commestibile officinale ricca di sali di sodio.
Nella medicina popolare l’infuso delle foglie era impiegato come diuretico in caso di calcolosi renale.
Le foglie ed i fusti sono commestibili: le piantine giovani e i germogli vengono largamente usati in cucina sia cotti che crudi. La pianta è utilizzate soprattutto nella dieta mediterranea, ma conosciuta anche nella cucina aglosassone, dove viene chiamata Barilla plant; altrimenti detta agretti; in Romagna viene popolarmente chiamata lischi, a Venezia è chiamata roscano, in maremma riscoli, barba del Negus, ecc.
In passato era un’ importante fonte di di bicarbonato di sodio, che veniva estratto dalle sue ceneri.
Anche coltivata e commercializzata e gode di notevole popolarità fra i buongustai di tutto il mondo.
Curiosità: Le autorità della Serenissima Repubblica di Venezia, molto attente a tutto ciò che poteva procurare profitto ai veneziani, dedicarono la loro attenzione alla salvaguardia della Salsola soda, infatti nella seconda metà del 700 avevano scoperto che dalla pianta si poteva ricavare soda di buona qualità, fondamentale per la lavorazione del vetro del vetro di Murano.
Nel vetro antico, il principale formatore è la silice, che, fino alla metà del XIV secolo, era estratta da cave, dalla metà del XIV a tutto il XVII secolo veniva ricavata dai ciottoli di fiume riscaldati in forno e quindi gettati in acqua per essere frantumati e poi macinati , mentre dal XVIII secolo inizia l’ utilizzazione della sabbia delle cave il cui fondente è la soda o carbonato sodico, più o meno puro , ottenuto dall’incenerimento di piante.
La cenere può essere a base sodica o potassica a seconda delle piante; il vetro di Murano da sempre è un vetro sodico e le ceneri impiegate provenivano da Salsola soda e dalla Salicornia.
La Magistratura dei Signori Censori ed Aggiunti sopra l’Arte Vetraria, il 1 aprile 1780 pubblicava “Istruzione dei modi da praticarsi per coltivare il Kali maggiore, o sia Salsola Soda”
Fu Pietro Arduino 1728÷1805, docente di Agricoltura all’Università di Padova, ad aver intuito di poter ottenere dalla salsola cenere di qualità superiore di quella che sino ad allora era stata utilizzata.
Per la ragione qui sopra citata la Salsola è stata scelta come simbolo di sostenibilità dall’omonima associazione ambientalista che opera a Campalto (Venezia)
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Potrei sopravvivere alla scomparsa di tutte le cattedrali del mondo, non potrei mai sopravvivere alla scomparsa del bosco che vedo ogni mattina dalla mia finestra.
Sarebbe forse opportuno fare un elenco delle piante che vegetano in barena e che possono essere utilizzate per fini alimentari; ciò anche per comprendere in quale modo le povere popolazioni abitanti lungo la gronda lagunare si procuravano il cibo (alternativo).
C’è già un articolo sulle relazioni di sussistenza basate sulla laguna, quello estratto dal libro sulle barene[https://www.terraantica.org/2012/01/13/la-laguna-e-vita-la-pesca-tradizionale2/].
Sulle piante di interesse alimentare mi pare abbiamo esaurito l’elenco. Si può fare un articolo sul Limonium che è di interesse estetico-economico, ora pianta protetta!