Campalto, un paese con due chiese

Campalto, un paese con due chiese

Il Passaggio dal mondo contadino alla periferia industrializzata

di Lionello Pellizzer

Si è svolto venerdi 16 febbraio, presso la sala del patronato della parrocchia, un incontro con lo storico Sergio Barizza, nell’ambito del cinquantesimo anniversario della costruzione della chiesa di San Benedetto di Campalto. L’incontro era dedicato alle trasformazioni verificatesi nel corso degli ultimi due secoli nel borgo di San Martino di Strata detto Campalto, una “villa” posta sulla gronda della laguna di Venezia. Un piccolo paese di antichissima origine, attraversato dalla via Annia e, all’inizio del 1800, composto di poche case sparse in un territorio molto vasto al cui centro c’è la chiesa di San Martino, riedificata dalla famiglia Morosini nel 1503. Il parroco, don Marco Armati in una relazione del 1826, in occasione della visita del Vescovo di Treviso, descrive il paese con una popolazione di 404 abitanti, quasi tutti dediti all’agricoltura e qualche artigiano.

Il paese spesso era soggetto alle inondazioni dell’Osellino, realizzato dalla Serenissima nel 1507 per portare le acque del Marzenego alla foce del fiume Dese per preservare l’integrità della laguna dagli interramenti e per evitare che le “acque dolci si mescolassero alle salse”, che i veneziani ritenevano causa della malaria. Accanto all’Osellino fu realizzato solo l’argine destro, proprio per evitare che le alluvioni del fiume si travasassero in laguna. In questo modo però le sue piene allagavano la terraferma e infatti la zona di Campalton era diventata una palude che fu risanata solo con la costruzione dell’idrovora nel 1947. Il paese di Campalto ebbe, nel corso dei secoli, un importantissimo rapporto con la laguna e con la città di Venezia. Il luogo da cui partivano e arrivavano le barche da e per Venezia era la punta del Passo e il ghebo Morosini, che prese quel nome perché la famiglia Morosini aveva delle proprietà in quell’area.

Nel 1857, sulla testata del ghebo Morosini, fu edificata la Caserma della Guardia di Finanza e nel 1870 fu costruito un ponte di legno sull’Osellino, sostituito nel 1884 da un solido ponte di ferro. Nel 1893 fu realizzato un pontile per accedere a Venezia con un Vaporetto, ma il servizio fu sospeso dopo pochi anni. Nel 1903 il servizio fu riattivato dalla Società Veneta Lagunare, con un collegamento diretto alle Fondamente Nuove. Era un servizio indispensabile per consentire ai tanti lavoratori pendolari e alle numerosissime lattariole di arrivare a Venezia per lavorare e portare il latte per la vendita.

Campalto ebbe un notevole sviluppo residenziale a partire dal 1960 per soddisfare i crescenti bisogni di nuove abitazioni dei lavoratori di Porto Marghera. I nuovi nuclei abitativi si svilupparono soprattutto lungo gli assi stradali di via Orlanda e di via Gobbi. La crescita quantitativa non fu però accompagnata da un disegno pianificatorio adeguato, che fosse in grado di creare a Campalto un vero Centro e una Piazza che ancora oggi manca. Campalto crebbe anche con la costruzione, sul bordo della gronda lagunare, del Villaggio laguna, un grande agglomerato di case popolari che ospitò oltre quattromila persone a partire dal 1970. Per soddisfare le esigenze religiose della popolazione cresciuta sino a superare, nel suo insieme, novemila abitanti, furono costruite le nuove chiese dell’Annunziata al Villaggio Laguna e di San Benedetto in Campalto, di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della fondazione.

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No canta miegio gi osieggi su i salgari ch’i no fa in le gabbie ?

— Angelo Beolco detto il Ruzante

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