Il paesaggio come archivio storico

DISCUSSIONI 5

Il paesaggio come archivio storico

di Ettore Aulisio

1 – Il paesaggio come archivio storico
E’ stato spesso affermato che il paesaggio è come un archivio della storia del territorio; in esso infatti si sono ‘depositati’ tutti gli interventi che di giorno in giorno, in modo più o meno percettibile, lo hanno modificato. E come un archivio esso deve essere gestito, accogliendo in modo corretto i nuovi interventi che, frutto di nuove esigenze e risultato del nuovo lavoro umano, non debbono essere ‘stipati’ caoticamente con il pericolo di dimenticare o distruggere i materiali più antichi. Ciò vale naturalmente anche per il paesaggio perilagunare nei confini della Municipalità di Favaro Veneto il quale, da circa due secoli, ha visto e vede mutare continuamente l’aspetto per interventi che si sovrappongono in modo disordinato sul ‘materiale’ archiviato.
I mutamenti ambientali verificatesi in questo territorio hanno origine lontana e cause naturali diverse, quali, ad esempio, le variazioni del clima e dei livelli marini, gli apporti di sedimenti da parte dei fiumi, i fenomeni di subsidenza, ecc.

In epoca storica, però, i mutamenti dell’ambiente e dell’aspetto paesaggistico sono dovuti all’intervento dell’uomo, alla sua continua e profonda azione di adattamento e modificazione, di inserimento ed anche, in alcuni periodi, all’abbandono dei luoghi in cui precedentemente aveva vissuto ed operato, come è accaduto per alcuni secoli nella campagna altinate e nei territori ad essa attigui.
Le trasformazioni paesaggistiche sino alla fine dell’ottocento avvennero in lunghi periodi di tempo perché condizionate dai limiti posti dalle tecnologie allora conosciute e dalla situazione socio-politica ed economica. In anni recenti, invece, superata proprio grazie al progresso tecnologico la ‘manualità’ nei lavori, si sono potute utilizzare macchine azionate da nuove potenti forme di energia e i cambiamenti attuati in tempi brevi sono stati più profondi e estesi.
Gli interventi umani nel territorio hanno avuto in genere l’obiettivo di migliorare e rendere più sicure le condizioni di vita della popolazione: ciò è stato ottenuto sfruttando maggiormente le risorse del territorio modificato dalle opere di bonifica (vedi in RICERCHE ‘Le opere di bonifica del Consorzio Dese’), di irrigazione, di disboscamento, di costruzione di infrastrutture (vedi in RICERCHE: ‘Le barene di Campalto e Tessera e la costruzione dell’aeroporto …’). Nel corso di alcuni decenni si sono ad esempio migliorate le comunicazioni, si sono risanate plaghe malsane, si è raggiunto un migliore tenore di vita, ma, nello stesso tempo, si sono creati gravi problemi ambientali che possono compromettere i risultati positivi precedentemente conseguiti.
Riteniamo che conoscere la storia del paesaggio sia indispensabile non solo per chi ha la responsabilità di governo e gestione del territorio, ma anche per chi dovrà usufruire dei risultati degli interventi. Ci sembra che ciò debba avvenire proprio in questo momento perché numerosi sono i progetti di intervento nel territorio prospiciente la laguna: il PAT (Piano di Assetto del Territorio) del Comune di Venezia con imponenti progetti che coivolgono Campalto, il Quadrante di Tessera, lo Stadio, il raddoppio della pista aeroportuale, il Carcere giudiziario, ecc.
Tutti questi interventi serviranno a migliorare la vita della popolazione residente senza stravolgere l’attuale situazione ambientale? Il territorio conserverà una propria identità o la muterà più o meno parzialmente?

Torre di Dese (VE)

Torre di Dese (VE)

2 – Il paesaggio-archivio racconta
Il passato storico degli uomini è rintracciabile nei ‘segni’ che essi hanno lasciato nel territorio nel corso della loro vita, delle loro attività ed anche del loro comportamento nei confronti dell’ambiente naturale. Grazie alle tracce prodotte e depositate dal tempo e dalla storia noi possiamo leggere il paesaggio che è esso stesso storia, proprio perché prodotto da eventi che si sono sovrapposti uno sull’altro come tante pagine di un libro.
Il racconto della storia del ‘paesaggio-archivio’, che in definitiva è il racconto della nostra storia, si basa essenzialmente sull’illustrazione di alcuni dei molteplici elementi antropici che lo caratterizzano; su alcuni di questi elementi, emergenti dall’insieme e percepiti prima e più di altri, si costruisce la nostra rappresentazione del paesaggio stesso. I ‘segni’ che organizzano lo spazio e che sono il principale oggetto della nostra percezione, possono essere le coltivazioni, i monumenti, i centri urbani, le infrastrutture, le testimonianze di vegetazione autoctona (vedi in RICERCHE ‘La siepe di via Sabbadino’), eccetera.

La lettura del paesaggio deve iniziare proprio dalla percezione degli elementi emergenti più significativi che danno identità alle varie località: ad esempio la casa colonica con filari di cipressi, i paesi turriti, la trama dei filari dei vigneti che coprono i fianchi delle colline, sono senz’altro gli elementi più significativi del paesaggio agrario toscano, mentre in gran parte del Veneto un importante ‘segno’ del passato è senz’altro la villa signorile. Questa struttura per secoli fu centro organizzatore della campagna in cui, ora, sono presenti capannoni e strutture industriali, elementi significativi della nuova economia del ‘nord-est’ italiano.
Ritornando al paesaggio della nostra zona, non è però semplice indicare gli elementi percettivi che maggiormente possono favorirne la rappresentazione, sia perché essi possono essere percepiti in modo diverso secondo il variare della sensibilità nei confronti dei valori paesaggistici ed al grado di interesse che si ha per la realtà in cui viviamo, sia perché negli ultimi decenni il rapido e continuo sovrapporsi di interventi umani ha creato una situazione molto diversificata e spesso caotica.
Ancora oggi, percorrendo le strade del nostro territorio, si viene a contatto di ‘segni’ molteplici tra loro molto diversi: le coltivazioni molto estese e gli insediamenti rurali, il fitto reticolo dei canali e degli scoli delle acque stagnanti, le torri di Tessera e di Dese, l’antica chiesa di Campalto, le moderne vie di comunicazione e l’aeroporto, le alte antenne dei ripetitori radio-televisivi, i centri urbani in continua espansione, l’argine e i cippi di conterminazione lagunare, gli storici accessi alla laguna e il rimessaggio delle imbarcazioni da diporto, ecc.

Torre Antica a Tessera (VE) sec. XI

Torre Antica a Tessera (VE) sec. XI

Vogliamo in questa sede tratteggiare il racconto di una parte della storia del nostro territorio basandoci essenzialmente sulla percezione di alcuni elementi emergenti del paesaggio agrario: con l’illustrazione dei principali aspetti dell’edilizia rurale vogliamo sfogliare le pagine in cui sono annotati i principali interventi umani avvenuti negli ultimi duecento anni. La scelta è determinata anche, e soprattutto, dalla constatazione che nell’arco di pochi anni la nostra campagna e le case rurali in cui essa organizzava il suo lavoro e la sua vita, hanno subito rapide trasformazioni che hanno sconvolto e spesso cancellato realtà che si erano costituite lentamente con il lavoro di secoli.
Con l’imponente e rapida trasformazione e distruzione del patrimonio edilizio rurale rischiano di essere cancellati i ’segni’ mediante i quali si può leggere la storia del territorio; pertanto con i brani e le illustrazioni che riportiamo nella Categoria RICERCHE  intendiamo almeno conservarne la memoria.

3. Bibliografia:
AA.VV. “Case contadine”, TCI Milano 1979
AA.VV. “ paesaggi umani”, TCI, Milano 1977
AA.VV. “Campagna e industria – i segni del lavoro”, TCI, Milano 1981
AA.VV. “Il paesaggio Italiano”, TCI, Milano 2000
L.Candida, “la casa rurale nella pianura e nella collina veneta”, Firenze 1959
E. Bevilacqua, “Case della bonifica della bassa pianura adriatica”, 1859
C. Stivanello, “Proprietari e contadini in Provincia di Venezia”, Venezia 1873
Soriani-Moretti “La Provincia di Venezia”, Venezia 1880
Perocco, “La pittura veneta nell’ottocento’, Milano 1967
Documentazione:
Archivio di Stato di Venezia
Archivio Municipale di Favaro Veneto
Archivio Municipale di Mestre
Archivio Municipale di Quarto di Altino

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Ricordo de’ libri ch’io lascio serrati nel cassone

— Leonardo da Vinci, Manoscritti di Madrid. Madrid 8936 (1493) Folio 2v

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